Happy
Year of the Snake! Yes I'm back, sono tornata dall'India (anzi per la precisione
dal Kerala, sud-ovest India). Con un po' di sommovimento intestinale (tanto per
usare una perifrasi) ma sana e salva. E ci mancherebbe anche, che pericoli ci
sono in India? Beh solo per come guidano ci sarebbe da aprire un blog. Come gli
Indonesiani e i Cambogiani, si comportano come se fossero da soli sulla strada,
invece sono 1,2 miliardi! Il nostro driver (che chic) quando dalla strada
secondaria si immetteva sulla principale manco girava la testa, non dico per
fermarsi, ma almeno per vedere se veniva qualcuno! Sara' perche' sanno che
hanno 18.400.000 possibilita' di reincarnarsi (in tutte le specie umane e
animali possibili)? O perche' ci sono 36.000.000 di dei, per cui uno che li
protegge comunque c'e' (la mia fonte e' un bellissimo romanzo ambientato
appunto in India che ho letto in questi giorni, The white tiger). O piu'
semplicemente se ci beccava qualcuno, beccava comunque quelli dietro? Ma
tant'e'. E comunque di qualsiasi cosa si parli in India i numeri sono sempre
huge! Devo dire che l'impatto iniziale e' stato very soft. Arrivavo con volo
diretto da Singapore a Trivandrum (il vero nome e' Thiruvananthapuram, ma come
si fa a inventarsi un nome cosi' impronunciabile!!!), sola soletta alle 9,30
della sera. Li in teoria avrebbe dovuto aspettarmi un tassista con cartello,
mandato dall'albergo, per traghettarmi fino alla destinazione finale (altri 30
minuti). Lo scenario che mi ero figurata era che sarei arrivata nel solito
aeroporto sgarruppato (pare si dica scruffy in inglese, non male no?), pieno di
gente, con puzze di cibo improponibile, code kilometriche ai passaporti, ressa
di folla che spinge per accogliere i propri cari, e cosi' via. Niente di tutto
cio': con bagaglio a mano dopo 15 minuti dall'atterraggio ero fuori
dall'aeroporto, e c'era persino l'omino che mi aspettava. Aeroporto nuovo,
vuoto, senza nessun posto puzzolente, niente cibarie, e la gente in attesa fuori
dal terminal (speriamo che quando piove li facciano entrare!).
Aho ma 'ndo sta
l'India? Pero’ la macchina dell'autista era tipo le nostre macchine degli anni
'50, nella prima parte del tragitto un bel topo ci ha attraversato la strada,
un po' di pattumiera sui bordi, Ape car trasformati in moto taxi (i mitici tuk
tuk). Mi sono rilassata: ecco l'India che tutti abbiamo in mente!! La cosa che
piu' mi ha colpito e' la gente: ma quanti sono! E poi come sono vestiti: molto
tradizionali. Il 95% delle donne ha il sari o una casacca un po' lunga portata
su pantaloni morbidi, + una sciarpetta portata con le code sulla schiena.
Sempre coloratissimi, o se bianchi immacolati. Con quel caldo e la sporcizia in
giro davvero un'impresa. Ma i piu' forti sono gli uomini. Hanno sempre la
camicia, normalmente bianca, e poi la maggior parte ha il dothi. In pratica
una specie di lenzuolo, normalmente bianco con un bordo colorato, che viene
legato in vita come fosse una gonna fino ai piedi. All'occorrenza pero' il
bordo che tocca terra viene ripiegato in vita e fissato sul davanti, in modo
che sembra che stiano indossando un grosso pannolone. L'abbiamo soprannominata
la panta mutanda. Metto la foto di due bellissimi signori che la indossavano.
Sicuramente e’ comodo ed allo stesso modo elegante! Ancora un suggerimento per la prossima PE 14! Altra cosa buffa che colpisce il viaggiatore che per la prima volta, come me, mette piede in India e’ come muovono la testa. Noi per dire no la giriamo a sinistra e a destra, e per dire si la mandiamo avanti e indietro. Loro hanno un unico modo che consiste nel piegare leggermente l’orecchio verso la spalla (senza muovere pero’ la spalla) fatto velocemente piu’ volte. Difficilissimo, ci vuole un esercizio di anni per impararlo! E poi non si capisce che vuol dire: lo fanno sempre! Ma sara’ si o sara’ no??? Alla fine ho capito che corrisponde a quando i Singaporeani dicono “can, can” o giu’ di li. E poi altra cosa che mi ha colpito e’ che mangiano con le mani. Anche al ristorante, anche i loro piatti tutti bisunti di curry, sempre rigorosamente con le mani. E i piatti sono di metallo con sopra una foglia di banano. E quando hai finito di mangiare ti danno il finocchietto ricoperto di anice, per digerire. Che buono! Certo la cucina dopo un po’ non la sopporti piu’. Cosi’ speziata! (vi ricordate Abatantuono in Marrakesh Express? Solo per i piu’ vecchi). Tutte le spezie in un unico piatto. E poi l’orrendo coriandolo anche nel caffe’ a momenti! Il dahl mi esce dalle orecchie e il curry pure. Gli ultimi 2 giorni ho mangiato la pizza! Non ho capito se per questioni religiose o di sicurezza, gli alcolici non sono venduti nei supermercati, ma in dei bugigattoli microscopici, chiusi da delle grate (delle specie di gabbie) sempre affollatissimi (of course, 1,2 miliardi!) da gente che tenta di arraffare il piu’ possibile. Anche i locali per venderlo hanno bisogno di una licenza speciale: ma siccome siamo in India tutti i bar vendono la birra ma ti chiedono di mettere la bottiglia sotto il tavolo, si sa mai che passi un controllo!
E ne combinano di tutti i colori: siamo stati a una celebrazione pare in onore di Ganesh (il dio con la testa di elefante) dove c’erano 60 elefanti tutti bardati che facevano una specie di corteo per la strada. Ma la cosa bella e’ che la strada non era chiusa, quindi sti poveri elefanti, che avevano fatto yoga la mattina perche’ erano troppo tranquilli, passavano di fianco a bus sgarruppati strapieni di gente, macchine, tuk tuk, motorette e quant’altro. E tutti attaccati al clacson. Eh si perche’ non guardano, ma suonano per dire che stanno arrivando; il suono non e’ indirizzato a qualcuno in particolare ma e’ un avviso generale. Ma vi immaginate il casino, moltiplicato per il solito 1,2 M? E tutti i camion, i bus, i tuk tuk hanno scritto dietro “sound horn”. Ma no!!! In citta’ c’e’ un rumore bestiale, piu’ la gente, piu’ le puzze, piu’ il caldo.... Ti credo che l’India e’ la patria dello yoga.....
Mi
sono un po’ dilungata, ma come si fa a spiegare un pezzo d’India in solo 500
parole. La prossima puntata sara’ sullo yoga (motivo principale del mio
viaggio). Vi lascio con una notizia trovata sulla prima pagina del Financial Times
versione indiana: il prezzo delle cipolle e’ quadruplicato negli ultimi 12
mesi... Chissa’ che magari comincino ad usarne un po’ meno, va!!!
finalmente di nuovo il blog! Mi mancava.
RispondiEliminaBentornata!!
Grazie, grazie!
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