A Singapore la pronuncia dell'inglese e' un po' particolare,
tant'e' che all'inizio (veramente anche adesso) non capivamo nulla. Bali bali, ne e' un esempio. Causa il
caldo infernale bisogna trovare cibi e bevande che rinfreschino (cooly). La
birra ad esempio non e’ cooly, perche' al momento e' fresca ma dopo poco ti
rimanda fuori tutto il caldo e tu stai peggio di prima. Quindi cosa c'e' di
meglio di un buon bali. What's bali? Ma si quella bevanda fatta con quel
cereale...??? Ah barley (orzata). Yes yes bali bali. Quindi da quel momento il barley
che e' cooly, e che noi beviamo a litri, e' diventato bali. Ma la parola bali
ritorna anche in altre situazioni. Corso di cinese: lavoro in coppia, il mio
compagno e'ovviamente indonesiano.
Tradurre la frase riportata nel libro. E noi traduciamo: davide va a bali con
un aereo della compagnia francese. Scusi prof ma non capiamo il senso della
frase. Tutti a ridere. Bali in cinese vuol dire Paris. E certo: la P e la B si
leggono uguali, la R e la L pure quindi da Paris a Bali' il passo e' breve!!
Tutto questo per dire che siamo andati a Bali, quello vero, in Indonesia! In
realta' da ignorantotti che siamo non ci volevamo andare, ma avendo prenotato
solo 10 giorni prima era una delle poche destinazioni a prezzi ragionevoli.
Nonostante la spasmodica consultazione della lonely planet per capire cosa ci
fosse da fare a parte il surf e la lettura di tutti i siti di viaggio
correlati, non eravamo convinti. Alla fine ci siamo detti: beh se tutto il
mondo la mena con sto Bali ci sara' probabilmente qualcosa di bello, no?
E
cosi' ci siamo presi un simpatico resort nel posto apparentemente piu'
interessante dell'isola, per chi non e’ esattamente alla ricerca dell’onda
perfetta, con spa annessa (metti che ci si annoi) e siamo partiti. E voila'
sorpesa, bella sta Bali!! Anche noi che di solito passiamo le vacanze in
spiaggia a raccogliere le conchiglie o a fare trekking improponibili, siamo
riusciti a coglierne lo spirito. Giusto per inquadrare il posto, Bali e' una
delle 17.000 isole dell' indonesia, grande ma non enorme come Giava e Sumatra,
si girerebbe probabilmente in macchina in una giornata se avesse delle strade
decenti. E' una enclave hindu piazzata nel mezzo del piu' grande paese
musulmano del mondo, e la religione e' ovunque. Non e' pero' il classico
induismo indiano con le statue delle mucche a grandezza naturale sui templi e
tutto il contorno di figure incasinate: qui i templi sono piu' in stampo buddista,
con tetti a pagoda e grandi spazi interni, buffe statue di mostri e animali
cattivissimi fatti di pietra grigia. Tra l'altro ce ne sono una marea perche'
ogni villaggio ne aveva 3, tant'e' che oggi molta gente vive in quelli che una volta
erano templi. Architettonicamente visto uno visti tutti, nel senso che non ci
sono all'interno rappresentazioni particolari, come ad esempio gli affreschi
delle nostre chiese, che danno un lusto particolare, ne tantomeno l'architettura
e' particolarmente monumentale o ricercata.
La cosa bella e' in genere dove
sono posizionati. Sul bordo del vulcano, in mezzo ai campi di riso, sulla riva
del mare. Ecco l'altra cosa che caratterizza bali dal punto di vista
naturalistico sono i campi riso e i vulcani. I campi di riso sono ovunque, di
un colore verde meraviglioso perche' non hanno ancora le spighe, occupano le
pendici dei 3 vulcani con un particolare sitema di terrazze e sono contornati
di solito da palme da cocco e banani. Ma sono anche nel bel mezzo dei paesi. Ad
esempio ad Ubud, il centro culturale dell'isola, dove eravamo noi, tu cammini
lungo la strada principale piena di negozi di batik, sculture di legno e
pietra, gioielli, bar e ristoranti e ti sembra di essere in citta'. Poi entri
in un ristorante e vai in fondo e la sala, all'aperto of course perche' siamo
all'equatore, si apre su un campo di riso verde smeraldo. Fantastico! I vulcani
sono 3 uno arriva a 3.000 metri, attivi, con vecchi crateri occupati da laghi
blu e le pendici coperte di vegetazione lussureggiante. Qui piove praticamente
ogni giorno, il calore del mare si scontra con il vulcano e fa dei begli
acquazzoni che mantengono viva una vegetazione pazzesca con strangler figs
giganteschi, e piante di qualsiasi tipo e dimensione. Ma poi magari, in mezzo
alla jungla si apre uno spiazzo ed ecco i campi di riso, con in centro un
piccolo tempietto per le offerte agli dei. Un'altra cosa buffa e' che ovunque
si vada, anche all'aeroporto, di fronte ad ogni negozio o casa o dentro dei
mini tempietti, larghi un metro per un metro e alti 2, mettono un piccolo
cestino di paglia con dentro petali di fiori, riso, pezzi di palma, e piccole
offerte di cibo per gli dei (alcuni mettono anche le caramelle….).
L'offerta e'
per gli dei "amici" ma viene messa per terra per tener buoni anche
gli spiriti cattivi che sono sottoterra. Non si sa mai.....! Questo e’ essere
smart! E poi le persone super gentili, sempre sorridenti, che hanno voglia di
parlare coi turisti (adesso siamo in bassa stagione anche se il tempo e' stato
perfetto) un po' noiosi per venderti le cose, ma mai aggressivi. Abbiamo of
course comprato batik, runner e abitini etnici, divertendoci nella
contrattazione di milioni di rupie indonesiane (12.000 rupie fanno un euro). E
poi cheap ma curato, oserei quasi dire chic! Nel senso che le cose che vedi sono
fatte per loro che ci vivono non per I turisti. Se dietro al bar ci sono le
risaie e' perche' qualcuno possiede quella terra da centinaia di anni e ancora la
coltiva per consumarne il prodotto. Si il bar da' soldi ma non permette di
portare avanti la tradizione rurale. Vivono in apparente amornia con la natura
e con gli altri, almeno nelle zone di campagna che abbiamo visitato ed anche a
Ubud. Basta vedere come guidano: non esiste il trasporto pubblico e la benzina
costa 50 centesmi di dollaro americano, quindi tutti vanno in giro in scooter!
Yamaha ha probabilmente venduto piu' scooter qui che in tutto il resto del
mondo. Li abbiamo visti guidati da bambini di 8 anni per andare a scuola o da
signore age' dall'eta' indefinita; con su 5 persone, mamma, papa', nonna e
bimbi; li usano per trasportare qualsiasi cosa, dalla pattumiera alle canne di
bambu' alle tavole da surf (messe su un supporto a uncino attacato dietro). Ma
il punto e' come li guidano: le strade sono strette, senza spazio per parcheggiare,
quindi la meta' delle volte c'e' qualcuno fermo piu' o meno in mezzo alla
strada. Non usano le frecce, quindi ad un certo punto si bloccano e tu rischi
l'incidente (d'altronde non possono accostare perche' non c'e' lo spazio). Ma
soprattutto guidano come se fossero soli sulla strada: escono dagli incroci
senza guardare, figuriamoci dare la precedenza, non usano mai le frecce, vanno
contromano, non si fermano col rosso.
Evidentemente le offerte agli dei
servono! L'abbiamo messa anche noi l'offerta agli dei in macchina, o meglio ci
ha fermato una ragazzina per strada e ci ha dato il cestino, con tanto di
bastoncino di inceso, ha detto una preghierina ci ha spiaccicato del riso sulla fronte e ci
ha chiesto 5 dollari (forse era tanto ma non ci e' sembrato il caso di
negoziare anche con gli dei!). Comunque non abbiamo travolto nessuno e non
abbiamo bucato, quindi ha funzionato! E poi ci sono in giro una marea di cani
che mangiano tutte le offerte che vengono lasciate fuori dai templi o per
strada e polli di tutti i tipi (siamo andati a casa di uno che in realta'
viveva in un tempio che aveva un gallo giapponese di cui andava fierissimo: non
e' per mangiare ma per decorazione! Boh!). Pero' che buono il pollo, e tutto il
cibo locale in generale (soprattutto il riso ah ah ah). Insomma un posto
perfetto! No non esageriamo: non cosi' easy. Girare in macchina, a parte come
guidano, e’ un dramma. Siamo arrivati all'aeroporto alle 19.30, ora che abbiamo
preso la macchina erano le 21. L'aeroporto dista da Ubud 1 ora, siamo arrivati
a Ubud alle 23 dopo aver sbagliato la strada e chiesto indicazioni non so
quante volte. E d'altronde i cartelli con le indicazioni ci sono ma sono
piccoli, bui (la luce costa!) e normalmente dietro ad una pianta (non hai detto
che la vegetazione lussureggiante e' bellissima???). Arrivati a Ubud ci siamo
arresi e abbiamo chiamato il resort che e' venuto a pigliarci. Ci sono migliaia
di negozi e di insegne ma il nostro resort, infilato in tanta malora in mezzo
alle risaie non era segnalato! Che smacco.
Pero' aveva una spa favolosa. A
parte i massaggi ci siamo fatti lo scrub: ti sfregano tutto con una specie di
argilla gialla profumata, poi ti spalmano di yogurt al cetriolo (vi immaginate
Andre spalmato di yogurt bianco al cetriolo su tutto il corpo??) e poi ti fai
doccia e per finire bagno in una vascona piena di petali di fiori. FIGATA! E la
pelle poi come nuova! Peccato non averlo
puto fare anche alla faccia, chissa ora non mi riconoscerei piu'! Ho messo
qualche foto per documentare. Mi raccomando Bali Bali. Il miglior periodo per
visitarla sono giugno, luglio e agosto. Non vi preoccupate, non lavoro per
l'uffico turistico di Bali, non ancora per lo meno!!
Selamat jalan!
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